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DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE SUL “REFERENDUM” RELATIVO ALL’ART. 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI, ANDIAMO AVANTI CON IL VERO RIFORMISMO ALLA RENZI/NAPOLITANO

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha magnificamente disposto l’inammissibilità del “referendum” sull’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, sono in cantiere modifiche importantissime per andare avanti con un grande riformismo. Lo scrivente, venutone abilmente in possesso, intende comunicarle ai disattenti lettori. In primo luogo, si tratta di sospendere l’efficacia della Costituzione con reviviscenza dello Statuto Albertino e nomina di Napolitano come Re, il quale, alla luce dell’età, nomina luogotenente Renzi. Il titolo di Re si trasmette per disposizione dell’ultimo Re (con eccezione del primo caso, in quanto Renzi subentra automaticamente a Napolitano). Di fronte alla stupida obiezione che siffatta sospensione non è prevista nel nostro ordinamento, il Giudice Costituzionale Amato, grazie al quale è stata disposta l’inammissibilità del referendum” sull’art. 18, ha magistralmente risposto che si rientra nei poteri di urgenza attribuiti al Presidente della Repubblica dalla superba tesi di Carl Schmitt, secondo cui il sovrano è “chi decide in stato di eccezione”. Amato ha anche precisato di ben essere consapevole che Schmitt ha simpatizzato con il nazismo, ma ciò è irrilevante in quanto la sua tesi è stata elaborata durante la Costituzione di Weimar, che ha fornito molti spunti alla Costituzione italiana e pertanto è suscettibile di interpretazione analogica. A chi ha ribattuto che i poteri di urgenza a Weimar spettavano al Presidente della Repubblica e che Mattarella mai firmerebbe un provvedimento del genere, Amato ha risposto che, con altra interpretazione analogica, così profonda che lo scrivente non la ha compresa, il Provvedimento può essere emanato dal Presidente del Consiglio Renzi. A chi, veramente limitato, ha obiettato che Renzi non è più Presidente del Consiglio, Amato, giustamente infastidito, ha replicato che Renzi si è dimesso alla luce del risultato del “referendum” sulla modifica costituzionale. Basta dichiarare nullo il “no” al referendum” ed ogni problema svanisce. In secondo luogo, la Corte Costituzionale ha dichiarato a maggioranza assoluta (voto favorevole di Amato ed astenuti tutti gli altri), nullo il voto del “referendum”, in quanto i voti contrari sono conteggiabili, essendo dettati da ragioni tra di loro profondamente divergenti e pertanto non validi. La modifica costituzionale Renzi/Boschi è così approvata, e Renzi, avendo vinto il “referendum”, ridiventa così Presidente del Consiglio ed emana il Provvedimenti cui al punto 1. Re Giorgio ha subito firmato due altri Provvedimenti: da un lato ha disposto di cambiare il regime tributario inserendo un meccanismo progressivo al contrario, con le aliquote più alte a carico di disoccupati e nullatenenti e così via, e dall’altro di disporre che i dissesti delle banche vengono sanati con le somme delle pensioni e delle liquidazioni dei ceti medi e bassi. E’ in corso di esame un terzo provvedimento che applichi ai lavoratori subordinati ed ai lavoratori autonomi (per entrambe le categorie) medi e bassi alcune norme della Virginia sulla schiavitù prima della guerra civile (ovviamente escluse quelle sulle punizioni corporali): Napolitano ha trovato questo Provvedimento un po’ forte, e, quando Amato ha cominciato a snocciolare tre-quattro interpretazioni analogiche, lo stesso Napolitano si è strappato i capelli (non avendoli più, se li è strappati anche qui in via analogica) ed ha detto che è meglio aspettare un po’. P.S. Nel commento ironico di cui sopra si sono attribuite tesi ridicole ad Amato, Napolitano e Renzi, che certamente mai le sosterrebbero: non si vuol mancare di rispetto a nessuno, né, in particolare disconoscere la sapienza giuridica di Amato, quella politica di Napolitano, e l’astuzia di Renzi. Semplicemente, è un’ironia che vuole colpire le forzature giuridiche e costituzionali perpetrate dal sistema cui i tre augusti personaggi appartengono quali esponenti di primo piano. Ma sono forzature –non più isolate ma- che vanno a costituire tasselli di un disegno teso a scardinare gli equilibri costituzionali eliminando gli ostacoli al potere. In una sorta di crescendo rossiniano, la decisione della Corte Costituzionale di inammissibilità del “referendum” sull’art. 18, dalle ragioni inconsistenti –almeno quelle prospettate, anche se un esame più articolato si farà non appena le motivazioni verranno depositate-, nell’impedire al popolo sovrano di intervenire sulla tutela del lavoro –relativa ad un articolo fondamentale della Costituzione, l’art. 4, che a propria volta si colloca nella scia dell’art. 1-, cavalca l’onda lunga tesa a stigmatizzare le decisioni dello stesso popolo sovrano contrarie al sistema, tentando di limitarle “ex ante” ed addirittura di frustrarle “ex post”: “Brexit”, l’elezione di “Trump” ed il “referendum” sulla modifica costituzionale Renzi/Boschi, nonché il testo di questa che conteneva la figura abnorme dei Senatori, pur non eletti, legittimati a votare su questioni di altissima organizzazione dello Stato. Ciò anche in materia economica e di lavoro. E’ una tendenza pericolosa ed inammissibile destinata a crescere ed a espandersi: certamente non arriverà con le modalità ridicole di cui al commento ironico né raggiungerà la gravità qui descritta. Ma il disegno autoritario ed eversivo è appena cominciato e diventerà implacabile ed irresistibile. Occorre difendersi, con mezzi costituzionali e leciti, si intende, subito. Lo scrivente si augura di non aver mancato di rispetto a nessuno, con l’ironia spinta di cui al commento, ma, come dicevano i latini, “Oportet ut scandala eveniant”.