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LA BORSA

Della borsa il P.U. dice soprattutto due cose:

1) che costituisce per le imprese un prezioso mercato ancillare dei Capitali, in aggiunta al tradizionale canale creditizio;

2)che costituisce anche una sorta di prezioso e attendibile “termometro” della economia di un paese, rivelando in tempo reale le reazioni dei mercati alla correttezza delle scelte operate da stati e imprese.

Evita invece di ammettere che solo le grossissime imprese ne riescono ad usufruire efficacemente e che si tratta di un mercato non-concorrenziale dalle reazioni isteriche e governato da pochi operatori internazionali capaci di scommettere a credito, al rialzo come al ribasso, somme tali da determinare ogni volta che si muovono altrettante “profezie che si auto avverano”. Un “tavolo verde” inutile, pernicioso e per giunta truccato, dunque! Chi userebbe un termometro che al minimo accenno di febbre segnasse 45 e al minimo segnale di guarigione 30? Chi può ormai fidarsi di un mercato dove stati e imprese sono accreditate al massimo grado dalle agenzie internazionali di rating sino al venerdì e il sabato presentano i libri in tribunale o vanno in default?

Va poi considerato che in borsa circola una gigantesca massa di titoli che non sono affatto rappresentativi di ricchezza “reale” perché incorporanti solo una scommessa (derivati speculativi, futures, options e simili) o che lo sono solo in minima parte per essere quotati molto di più rispetto al valore proporzionale cui danno diritto in sede divisionale, o sono solo dei junk bond e dei titoli autoreferenti perché ad esempio agganciati solo ad indici. Per ogni barile fisico di petrolio, ad esempio, si calcola che nel 2009 ne passavano di mano di “virtuali” come derivati speculativi sul petrolio ben 100.000 (1.250 del 2006), laddove più o meno lo stesso accade per altre 17 commodities. Una vera e propria “bolla speculativa” le cui dimensioni sono tali, come vedremo, da potere comprare (senza pagare) almeno 50 volte l’intero pianeta-terra! Una gigantesca Moneta cartolare “allo scoperto” che si somma alla Moneta creditizia “allo scoperto” e rende ridicola l’affermazione perentoria del P.U. per cui esisterebbe un rigido rapporto 1:1 tra la Moneta e ciò che essa compra, che vigilerebbero su di esso le autorità monetarie e le banche centrali, e, ancora, che se questo rapporto si dovesse per qualsiasi ragione perdere, scoppierebbe una inflazione tanto devastante da disintegrare il mercato monetario. Per un approfondimento si rinvia dunque alla corrispondente voce della sezione “come funziona davvero l’economia”.