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Articoli (2)

1)introdurre vincoli anti-speculazione e anti-delocalizzazione, tassare le rivendite di titoli in rapporto al tempo intercorrente tra acquisto e rivendita, vietare il credito alle operazioni di borsa e dichiarare la nullità dei derivati speculativi;

2)congelare il debito pubblico detenuto in tranches superiori a € 1 mln e convertire il restante in titoli indicizzati a basso interesse attivo e garantiti dallo stato;

3)revocare tutte le dismissioni pubbliche praticate a prezzi inferiori al 30% del prezzo di mercato e nazionalizzare almeno la telefonia, le assicurazioni RCA, le utenze e i settori strategici, insieme all’ingrosso agroalimentare (onde calmierare i relativi prezzi all’ingrosso), nonché introdurre i prezzi massimi per i beni di fascia sociale;

 

4)invertire l’aliquota fiscale dei Redditi da Capitale rispetto ai Redditi da impresa e dimezzare l’aliquota sui Redditi da lavoro fino a € 50.000 annui, nonchè riformare in senso sociale la qualità della spesa pubblica;

5)recuperare progressivamente il potere di acquisto perduto da retribuzioni e pensioni per effetto della sottostima ufficiale dell’inflazione e introdurre la settimana di 30 ore su 5 giorni per i lavoratori delle imprese oltre 50 dipendenti;

6)introdurre l’equo canone sulla “mano morta” di istituzioni e imprese finanziarie;

7)vietare il lavoro nero, consentire il precariato solo in casi eccezionali, abbassare l’età pensionabile e introdurre sia il salario minimo garantito che un part-time obbligatorio per chiunque, cittadino o straniero, non sia in grado di dimostrare adeguati mezzi propri, da prestare per costituende agenzie pubbliche e contro retribuzione;

8)fiscalizzare il 50% dei mutui-casa e dei debiti verso banche delle imprese nazionali;

9)elevare la riserva obbligatoria delle banche private al 100% dei depositi e vietare loro il “reflusso bancario”, nonché nazionalizzare la banca d’Italia e le varie banche centrali, creando adeguati poli bancari pubblici che eroghino a calmiere i servizi di cassa e credito di esercizio per le imprese e presso cui collocare elettronicamente i vari debiti pubblici;

10)introdurre la trasparenza e la meritocrazia nella Pubblica Amministrazione e potenziare le imprese pubbliche economiche;

11)varare un vasto piano di “piccole” e “grandi” opere pubbliche finanziato con debito pubblico “collocato elettronicamente” presso i singoli costituendi poli bancari pubblici;

12)svalutare periodicamente l’euro in armonia con l’eventuale differenziale di inflazione;

13)comprimere lealmente la criminalità sia spicciola che organizzata e la corruzione politica, introducendo altresì adeguati meccanismi meritocratici nella Pubblica Amministrazione;

14)riformare in senso democratico i media potenziando i media pubblici e  introducendo un contributo statale al  prezzo di vendita della stampa e degli audiovisivi privati, nonchè calmierando l’uso della pubblicità e di qualsiasi altro mezzo di finanziamento occulto;

15)rescindere il legame perverso che lega i partiti ai gruppi finanziari.

Un programma sociale cui chiamare gli altri paesi della UE interessati  costruire una Europa “dei popoli” in cui viene promossa la espansione trainata dalla Domanda interna in regime di inflazione “controllata”, regime vincolistico di borsa ed Export-Import ed euro “debole”. Nell’attesa, introdurre a lato dell’euro una seconda Moneta ad uso esclusivamente interno e con cui esprimere il debito pubblico ed effettuare i pagamenti da e allo stato.


Il presente scritto è frutto di una ricerca durata più di 15 anni e che è stata
operata da un gruppo di intellettuali milanesi che si sono raccolti intorno
ad un centro studi economico-politici denominato Circolo degli Scipioni. Il
nome è mutuato dall’analoga ricerca fatta dagli intellettuali repubblicani
raccolti intorno alla figura di Scipione l’africano, il vincitore di Zama, il
quale, nel corso della campagna militare che trascina Roma nel reticolo
degli interessi socio-politici ellenici sino alla conquista dell’intera regione,
studia la parabola discendente del sistema schiavile greco, avanti di secoli
rispetto a quello romano. Egli, pur senza saperlo, compie una analisi di
tipo materialista storico ed individua le ragioni di questo disfacimento
nella invincibile concorrenza della grande proprietà schiavile rispetto alle
piccole e medie proprietà schiavili e suggerisce di provvedere per tempo
con adeguati sostegni statali per impedire la loro fagocitazione da parte
dell’aristocrazia schiavile, impedendo il conseguente formarsi delle plebi
e il progressivo decrescere della Domanda interna.
Egli è membro dell’aristocrazia senatoria romana e parla negli interessi di
questa stessa classe, prevedendo quel disfacimento i cui segni saranno
per tutti palesi solo 400 anni dopo. E resta inascoltato. Dopo di lui
resteranno inascoltati anche Tiberio e Caio Gracco, che non a caso sono
imparentati con suoi diretti discendenti o da lui discendono per parte di
madre, e che, partendo dalle sue stesse analisi, porteranno avanti le sue
proposte appoggiandosi però alle plebi, intanto accresciutesi
numericamente, organizzate politicamente nel Partito Popolare. E
verranno uccisi.
Oggi, il Circolo degli Scipioni, utilizzando il medesimo strumento di analisi
storica, economica e sociale, arricchito da due millenni di acquisizioni
epistemologiche, ha la presunzione di avere individuato le ragioni
dell’attuale crisi del capitalismo nella feudalizzazione della classe
dirigente capitalistica.