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LO SCANDALO VOLKSWAGEN

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Lo scandalo Volkswagen è il più grande scandalo economico non finanziario della storia e forse addirittura economico “tout court”: è tale da lasciare attoniti. Una delle più grandi imprese del più grande Paese europeo, nel settore di maggiore importanza, quello automobilistico, ha falsificato i dati relativi alle emissioni ed ha quindi alterato le emissioni stesse, non solo con un impatto devastante sull’ambiente ma soprattutto con produzioni automobilistiche dalle modalità e dai volumi non consentiti. E’ una produzione industriale del tutto illecita per danni all’ambiente e per violazione delle norme, e si tratta di norme fondamentali, di ordine pubblico. E’ un illecito sostanziale ma nel contempo formale per falsificazione di dati ed elementi industriali. E’ la violazione del diritto non solo per i valori tutelati ma anche per la struttura formale delle norme.

La grande impresa non solo utilizza il proprio potere per utilizzare le norme a proprio vantaggio ritorcendole contro i valori tutelati ma mantenendole nella propria struttura. Qui vengono violate proprio le norme. Non è in gioco la giustizia metagiuridica e meta-normativa ma è in gioco il diritto nella propria struttura essenziale, nelle singole disposizioni. Non è più l’impresa, che come parte forte utilizza tutte le possibilità che il diritto formale fornisce per arrivare a forme di vessazione sostanziale, ma è l’impresa che viola lo stesso diritto formale. Non è più il diritto formalmente eguale per una diseguaglianza di fatto, ma è lo stesso diritto eguale ad essere insopportabile per l’impresa. I fondamenti dello stato di diritto costituzionale, a base del sistema capitalistico, si dissolvono ad opera dello stesso sistema, che non tollera più regole “tout court”.

L’arbitrio trionfa sovrano. Tutto ciò si è determinato a partire dalla crisi finanziaria del 2008, endogena vale a dire causata da fattori interni al sistema capitalistico e non esogena e quindi non causata dalla lotta di classe e da elementi anticapitalistici: si tratta di crisi rovinosa da cui non si è usciti più. E sono passati ben sette anni. Ciò ha dimostrato che il capitalismo, proprio nel momento in cui ha annullato e disintegrato il nemico di classe, è arrivato alla più rovinosa delle crisi per proprie contraddizioni inestricabili ed insuperabili. Nel momento di maggior forza è arrivato alla fase economicamente peggiore. Forza e razionalità economica sono nel capitalismo del tutto disgiunte. Il capitale, più è forte, più distrugge ricchezza. La perdita di razionalità economica non per forza del nemico di classe ma per proprie contraddizioni porta il sistema ad avvilupparsi in una circolo vizioso. La distruzione di ricchezza conseguente alla perdita di razionalità economica nel periodo di maggior forza lo porta a infierire sull’avversario e quindi a perdere razionalità politica e giuridica, annullando la portata rivoluzionaria della democrazia, delle libertà individuali e dello stato di diritto costituzionale pur da sé creati e comunque stabilizzati. Di qui le continue violazioni della legge formale, con illeciti sempre più gravi e forme di criminalità economica e finanziaria, consistenti in derivati di importo abnorme e totalmente irrazionale, anche con forme di complotto a danno di debiti pubblici sovrani, con manipolazioni di cambi, tassi e altre forme ufficiali, nonché in terrificanti illeciti societari. Ed il paradosso è che manipolazioni di dati ufficiali, proprie del settore finanziario, basato sull’immaterialità e sulla volatilità, si siano trasferite di sana pianta nella produzione materiale.

Ormai il capitale si è dissolto distruggendo, dopo la finanza e la distribuzione, anche la produzione. Che ciò avvenga nel Paese europeo più forte e capitalista ed occidentale più serio quale la Germania dimostra che il capitale è arrivato al culmine sia della potenza sia della rovinosità. Che la Merkel, statista senza scrupoli ma di grande serietà, sapesse dell’illecito è la conferma del venir meno di ogni autonomia dello Stato rispetto al capitale –che poi sia dall’irresistibile umorismo involontario che a criminalizzare la Merkel siano i politici italiani, che hanno difeso in modo incredibile, le peggiori nefandezze è altro discorso, come acutamente sollevato da Travaglio-. Ma senza diritto siamo ancora in una democrazia? Se non si riparte da qui, e la sinistra radicale deve vergognarsi a pensare a certi suoi attacchi nei confronti della democrazia, della libertà e dell’eguaglianza formale, che purtroppo partono dalla parte meno vitale del pensiero di Marx, ogni ripresa economica e sociale è del tutto impossibile.