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IL CONTRASTO TRA RENZI E MONTI E LE DINAMICHE ECONOMICHE EUROPEE E MONDIALI

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Il contrasto sorto tra Monti e Renzi non può essere banalizzato e neppure può essere risolto con facili dietrologie: al contrario è un momento di svolta nella politica italiana ed europea e può essere illuminante per comprendere le dinamiche mondiali. Monti ha criticato Renzi in Parlamento per le critiche al rigore europeo ed alla rigidità della linea della Merkel, affermando che sono uscite “spot”, mentre un’alternativa di politica economica, di per sé non preclusa, deve caratterizzarsi per ben altra sistematicità. L’intervento di Monti, clamoroso, per il rilievo dei personaggi e per l’oggetto della discussione e quindi per la posta in gioco, è stato letto quale manifestazione di un’alternativa, di natura personale, quindi quale “leadership” di Governo, a Renzi, con il consenso della Merkel. La lettura è riduttiva. Certamente, l’atteggiamento di Renzi non è costruttivo e si basa su battute inidonee ad affrontare i nodi essenziali, ma come dice un proverbio, quando il saggio indica la luna con il dito, lo sciocco guarda il dito e non la luna. Renzi non sarà saggio, anzi non lo è affatto, ma indica un vero problema, la totale carenza di una linea dell’Europa. L’unica politica economica di un certo livello è stata affidata alla politica monetaria di Draghi con il “Quantitative Easing”, vale a dire con il sostegno alle banche mediante acquisto titoli: ebbene, in contemporanea o comunque subito dopo la crisi delle banche è stata regolamentata con il “bail-in”, vale a dire con il far ricadere parte degli effetti della crisi sui risparmiatori, creando un panico estremo, come realizzatosi in modo ancora più estremo in Italia con la crisi delle 4 banche. Pertanto, il “Quantitative Easing” è stato gettato in fumo. Come a dire, una mancanza totale di linea in materia economica. Ma non solo: adesso, la crisi profonda della banca principale europea, la Deutsche Bank, provocherà deroghe profonde al “bail-in”. Pertanto, Monti, accurato e preciso nel lamentare un’organicità di posizione di Renzi, dovrebbe in primo luogo prendere atto che tale organicità manca nella stessa Europa. Non si tratta solo di punti negativi dell’Europa: al contrario, è una vera e propria inesistenza totale della stessa Europa, se non in funzione della volontà di potenza tedesca.

Renzi, che attacca l’Europa, sia pure in modo scombinato, almeno solleva il problema. È l’unico “leader” di governo di area istituzionale e non estremistica o populista che lo fa. Queste osservazioni, del tutto banali, non possono sfuggire allo stesso Monti. In altri termini, il contrasto tra Renzi e Monti è del tutto insincero, è un pretesto o meglio è un indice rivelatore di un qualcosa di ben più profondo. Per capirlo, occorre porre l’attenzione sui tre aspetti fondamentali dell’attuale economia mondiale. Si tratta, in primo luogo, della profonda crisi della Cina, che resta comunque l’economia mondiale più forte. Si tratta in secondo luogo della Brexit, che determinando l’uscita dell’Inghilterra stravolgerebbe l’Europa, ed in terzo luogo della fusione tra la Borsa inglese e quella tedesca. I tre aspetti possono essere così letti: la Cina è un gigante d’argilla che soffre di eccesso di industria pensante e di espansione e deve fare tagli pesanti all’occupazione ma è l’unica economia solida, e pertanto la Brexit rappresenta una tendenza dell’Occidente, in crisi economica endemica ed insanabile, a dislocarsi al di fuori di sé stesso con molte banche ed imprese inglesi pronte ad andare a Shangai o luoghi similari ed a abbandonare l’Europa, ormai in discesa. La fusione tra borsa tedesca e borsa inglese, d’altro canto, è una forma di unione tra capitali tedeschi e capitali anglosassoni, atta a rafforzare ulteriormente la parte più forte d’Europa ed addirittura dell’Occidente intero se dietro l’Inghilterra si vede correttamente la mano dell’America, superando così la scissione tra mondo anglosassone e mondo e tedesco. Inserita in tale ottica, di dialettica tra imperialismo economico e dislocazione dell’Occidente al di fuori di sé stesso, il contrasto tra Monti e Renzi non si rivela una manifestazione di una discordanza di vedute su tale dialettica, ma piuttosto fa emergere una situazione di profondo, anzi estremo, disagio all’interno di un Paese suddito sul come godere di una posizione privilegiata all’interno dell’Impero, tra chi vuole abbracciare la posizione del centro dell’Impero (Monti) e chi furbescamente vuole sfruttare i momenti di incertezza e di divisione tra i centri forti dell’Impero (Renzi). Non è un contrasto appassionante e nemmeno dignitoso perché si colloca armonicamente all’interno di un’ottica di sudditi. Nessuno dei due contendenti manifesta una posizione effettiva di rinforzamento dell’Europa: ciò perché occorrerebbe un’alternativa troppo forte tesa ad impedire sia dislocazioni arbitrarie all’esterno sia l’imperialismo, fenomeni questi che già presi singolarmente e soprattutto considerati in modo unitario rappresentano la vera essenza del capitalismo.