info@circolodegliscipioni.org
Log in

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

IL NOSTRO BLOG

“Io sono giunto alla conclusione che tutto ciò che di economia mi hanno insegnato alla università gli esperti della materia si è rivelato totalmente falso!”(F.D.Roosvelt a sir Halifax, il 10.08.1941, durante l’Atlantic round) Featured

  • https://www.facebook.com/groups/136502669790482/
“Io sono giunto alla conclusione che tutto ciò che di economia mi hanno insegnato alla università gli esperti della materia si è rivelato totalmente falso!”(F.D.Roosvelt a sir Halifax, il 10.08.1941, durante l’Atlantic round) Questa frase venne rivolta in via confidenziale dal Presidente USA al plenipotenziario inglese il 10.08.1941, durante l’Atlantic Round, ovvero durante la tornata di incontri anglo-americani in cui si decise, con gli USA ancora neutrali, l’assetto monetario e finanziario da dare al pianeta terra una volta sconfitto Hitler. La frase non è solo di una gravità estrema, ma ha pure dell’incredibile poiché non afferma che il Pensiero economico presenti una o più lacune, qualcuna delle quali anche grave, bensì sostiene con candore e decisione che tutto l’impianto teorico del Pensiero economico pseudoliberista allora (come oggi) egemone, il c.d. Pensiero Unico in economia, è destituito del minimo fondamento scientifico, ovvero è un castello di aporie, bugie e sciocchezze del tutto inutilizzabile scientificamente. Perché F.D.Roosvelt fa con nonchalance una affermazione di una tale gravità e perché sir. Halifax non fa una piega mentre lo ascolta e non replica in alcun modo? Perché nessun economista, nessun pubblicista e nessun politico ha mai detto pubblicamente qualcosa di simile prima e dopo questo incredibile colloquio? Perché ancora oggi nessuno mette in dubbio la scientificità del c.d. Pensiero Unico in economia e la storicità delle sue affermazioni, nemmeno gli esponenti politici delle opposizioni più dure? Il fatto è che il Pensiero Unico è un sistema teorico che altera dal punto di vista fattuale e storico i fatti economici significativi e poi li collega funzionalmente tra di loro in modo assolutamente scorretto, ma avendo l’accortezza di giustificare ogni fatto e relazione rinviando ad altre circostanze di fatto pure false e ad altre relazioni altrettanto ingiustificate, che a loro volta vengono giustificate allo stesso modo, rinviando ad altre relazioni e ad altri fatti arbitrari, e così via all’infinito, com’è proprio di ogni cosmologia “rivelata” e di ogni sistema di pensiero autoreferente! La complessità, si sa, è in sé “modellante” ed altrettanto lo è ciò che costituisce “tradizione”. Una tradizione scientifica complessa pesa pertanto come un macigno sulla carriera (anche finanziaria) di ogni critico che volesse rivoluzionarla e la storia del pensiero scientifico è piena di questo genere di contrasti e difficoltà. Come disse Khun, del resto: “un nuovo paradigma o progresso può essere ottenuto dalla scienza solo con una sorta di massiccia rivoluzione nel pensiero umano”. Se ciò è vero in generale, che dire quando l’accoglimento del nuovo paradigma destituisce di ogni legittimità la classe sociale che detiene la egemonia nel capitalismo moderno e fa crollare tutto il suo sistema di alleanze e deferenze sociali? Che dire quando la sezione apicale del blocco sociale dominante ne esce completamente delegittimata e viene distrutta alla radice ogni sua minima ragion d’essere economica, tanto da fare impallidire il ricordo delle critiche borghesi verso l’ancient regime? E’ appunto a causa di questa egemonia culturale che nonostante tutto le critiche al Pensiero Unico tendono a restare confinate all’interno del suo stesso sistema di Pensiero. Esse stentano cioè a “farsi sistema”, al pari delle critiche al sistema tolemaico, che non riuscirono a dare ragione delle sue aporie finchè Copernico non mise in discussione il suo fondamento, ovvero la visione geocentrica! Ed il Pensiero Unico è messo perfino peggio della visione tolemaica, poiché non se ne salva praticamente nulla: è infatti assolutamente infondata la sua interpretazione del funzionamento del circuito capitalistico, l’idea che ha della Moneta, dell’inflazione, del cambio, dell’Import-Export, del credito e della borsa, delle determinanti degli Investimenti e di cosa sia Investimento e cosa sia solo impiego speculativo del denaro, e mille altre cose, fondamentali e non. Può dirsi scientifico un Pensiero economico che commette così tanti errori sugli aspetti più rilevanti della economia? Certamente no, ma tant’è siamo qui a parlarne! In estrema sintesi, il P.U. tenta di accreditare l’idea che ogni tentativo di espandere la Domanda interna sia inflativo, per cui renderebbe meno competitiva la produzione nazionale, farebbe fuggire i Capitali, farebbe crollare la borsa e farebbe svalutare il cambio della Moneta nazionale. Contraendosi in tutti i paesi retribuzioni e welfare per acquisire una sempre maggiore competitività internazionale e rifiutandosi tutti di fare da “locomotiva”, però, la recessione internazionale diventa inevitabile. Ed è cronaca! Insomma, se fossero corrette queste analisi (e, come vedremo, non lo sono affatto), l’economia internazionale sarebbe una sorta di gioco “a somma zero”, nel quale lo sviluppo di una qualsiasi area potrebbe avvenire solo al prezzo della recessione in qualche altra area, senza il minimo progresso etico e tecnico rispetto alle guerre intertribali del paleolitico per la conquista dei territori di caccia e con la paradossale conclusione che solo il sistema pianificato potrebbe consentire il superamento di questa contraddizione intrinseca del capitalismo la cui esistenza discende implicitamente dall’accettazione teorica del “modello” del Pensiero Unico. Orbene, non solo il P.U. pretende che questo sia l’unico modo possibile di organizzare la produzione capitalistica, ma pretende pure che sia la capitalizzazione di borsa il fattore capace di assicurare equilibrio e sviluppo, fornendo sia i Capitali necessari a sorreggerlo, sia il maggiore Reddito che giustifica i Consumi che ne trainano gli Investimenti e l’Occupazione. Il tutto in un contesto di inflazione bassa, alta competitività internazionale e Moneta nazionale “forte”, obiettivi che verrebbero conseguiti comprimendo parallelamente retribuzioni e welfare, ovvero i Consumi popolari interni. Va innanzitutto sottolineata, dunque, la logica classista di un tale argomentare, in quanto un equilibrio e/o uno sviluppo che venisse così perseguito comporterebbe la sostituzione progressiva di Consumi di lusso dei ceti possidenti ai Consumi popolari, i quali verrebbero appunto compressi per “pompare” i primi … al fine di perseguire l’equilibrio generale del sistema. Come dire, che ciò sarebbe “tecnicamente” necessario e non una semplice opzione politica! Ed infatti tutto il P.U. è una monumentale costruzione teorica sfacciatamente giustificativa degli interessi di classe dei ceti possidenti, segnatamente parassitari. Soprattutto, però, è una costruzione teorica … totalmente falsa! Più in dettaglio: 1)il P.U. propone ad ogni paese di propellere Investimenti, Occupazione e Reddito grazie ad una sempre maggiore competitività internazionale da conseguire abbassando progressivamente i costi di produzione interni (segnatamente retribuzioni e welfare). Orbene, al di la di ogni considerazione etico-sociale, abbiamo già anticipato che questo è un “modello” impossibile: uno sviluppo che poggi sull’Esportare più di quanto si Importa, infatti, potrebbe avvenire solo per alcuni paesi, solo per qualche tempo ed in ogni caso solo a scapito degli altri paesi, mai per tutti contemporaneamente. In più, per conseguire questo “lodevole” obiettivo, ogni paese dovrebbe contrarre progressivamente i propri Consumi interni pubblici e privati per sostituirli con una quantità maggiore di Consumi espressi dai cittadini delle altre aree concorrenti, ma queste, a loro volta, in applicazione del medesimo modello, contrarrebbero i loro Consumi interni proprio per tentare di Esportare di più … nel primo paese. Bingo! 2)gli accordi di cartello, inoltre, costringono tutte le imprese che vi partecipano a praticare gli stessi prezzi mercato per mercato indipendentemente dall’andamento dei costi interni, dalle varie inflazioni e dalle vicende dei cambi, rendendo così l’Export-Import assai poco sensibile alle variazioni dei costi interni ad ogni area valutaria. Né va dimenticato che è comunque invincibile la concorrenza “sleale” delle multinazionali delocalizzate in aree dove producono sottocosto nel massimo scempio della natura e dell’uomo per poi Esportare al 95% nelle aree sviluppate; 3)pertanto, quando calano “costi” che nel contempo sono anche un Reddito che viene speso per Consumi sul mercato interno senza che questo calo possa essere più che compensato da un significativo miglioramento del saldo Export-Import, cala la Domanda complessiva a disposizione per le imprese nazionali, e queste non possono fare altro che contrarre Investimenti e Occupazione per ridurre conformemente l’Offerta, avviando una spirale recessiva che, com’è ormai notorio da più di 70 anni grazie a Keynes, è perfino multipla rispetto alla contrazione iniziale della Domanda (c.d. “moltiplicatore keynesiano)! 4)la circostanza più significativa che viene sistematicamente misconosciuta, però, è che la produzione capitalistica ha un funzionamento “circolare” tale per cui, affinché possa “chiudersi” il c.d. “circuito Denaro-Merce-Denaro”, occorrerebbe che la Domanda che da vita a ogni nuovo ciclo sia almeno pari a quella che aveva dato vita al ciclo precedente. Orbene, ciò è assolutamente impossibile per via della circostanza, assolutamente ignorata, che mentre i Risparmi medi sono circa il 20% del PIL, gli Investimenti produttivi sono di media appena il 4% del PIL. Da questa acquisizione discendono due importantissime conseguenze: a)che non esiste affatto nessuna “fame” di Capitali, come (nel solo interesse della Rendita) vorrebbe invece far credere il P.U., visto che già solo i Risparmi di inizio-ciclo sono in esubero rispetto alle esigenze produttive; b)che esiste semmai un “gap” di Domanda pari a questa differenza (16% PIL) che va in qualche modo colmato, pena l’implosione progressiva dell’intero sistema. Serve cioè una Domanda “esterna” ad ogni circuito D-M-D, pari ad almeno il 16% del PIL prodotto all’interno di ciascuno di essi, mentre sappiamo, come abbiamo appena visto, che essa non può essere coperta con un saldo attivo dell’Export-Import se non per qualche paese soltanto e per brevi periodi di tempo, laddove contrarre retribuzioni e welfare avrebbe solo l’effetto di allargare recessivamente questo “gap” provocando ulteriore contrazione di Investimenti, Occupazione e Reddito. 5)orbene, per quanto incredibile, questo “gap” viene normalmente colmato finanziando con Moneta creditizio-cartolare “allo scoperto” tanta Domanda quanta ne serve per “chiudere” il circolo D-M-D (o perfino espanderlo), a totale insaputa di una opinione pubblica cui si racconta invece la favoletta edificante del Risparmio quale “motore” del capitalismo e che la Domanda creerebbe solo inflazione, fughe di Capitali, svalutazione del cambio, ecc. 6)spostando quindi l’attenzione sulla Moneta e sull’inflazione, chiariamo subito che, contrariamente a quanto sostiene il P.U., non esiste affatto, ne deve esistere, alcun rapporto 1:1 tra la Moneta e ciò che essa “compra”, pena l’iperinflazione: A)in primo luogo, va ricordato che perché possano aumentare i prezzi quando aumenta la Domanda occorre che non aumenti parallelamente l’Offerta, poiché in tal caso i prezzi non potrebbero che restare invariati. Ed infatti sono i trust che nelle fasi espansive sottoproducono volontariamente secondo la stessa logica usata dall’ingrosso agroalimentare quando distrugge periodicamente derrate “in eccesso” (dal suo punto di vista) per fare salire i prezzi sino al livello che gli consente di lucrare il massimo Profitto percentuale. Nelle fasi recessive, poi, perché i prezzi possano salire nonostante la Domanda cali o resti stagnante, occorre che l’Offerta … cali ancora di più di quanto cala la Domanda! Ed infatti sono ancora una volta i trust che nella “stagflation” strozzano l’Offerta più ancora della Domanda, contro ogni logica di mercato e questa volta per fini strategici. L’inflazione è dunque “volontaria”, per cui non la si contrasta mai contraendo la Domanda con la così detta “deflazione” (la quale è necessariamente e soltanto recessiva), ma solo con il calmiere all’ingrosso! B)in secondo luogo, va chiarito che è enorme (sembra che potrebbe comprare circa 5 volte il pianeta) la Moneta creditizia creata “allo scoperto” dalle banche grazie al c.d. “moltiplicatore dei depositi bancari”. Si pensi che Basilea2 fissa la riserva prudenziale, per tutte le banche dell’eurozona, al 2% degli assets (ovvero delle attività di qualunque genere, non dei soli depositi, come al massimo ci si aspetterebbe). Ne consegue che esse possono prestare Moneta creditizia non esistente nelle loro casse, purchè l’importo massimo di questa Moneta creditizia “creata dal nulla” sia contenuto entro quell’importo … il cui 2% sia costituito dai loro assets: per ogni Mld di assets, dunque, possono creare dal nulla e prestarli fino a 49 Mld di euro, poiché 49+1=50 e il 2% di 50 =1! E per i colossi bancari USA, si parla di una moltiplicazione compresa tra 1000 e 100.000, se non perfino … infinita! E si consideri che buona parte di questa Moneta bancaria “virtuale” viene immessa nel circolo D-M-D grazie a prestiti “facili” concessi ai propri “protetti” e a proprie filiazioni occulte, e poi loro rinnovati a ogni scadenza, laddove tutti i prestiti che vengono restituiti solo in parte, qualunque sia la ragione per cui avviene, non vengono più “nullificati” e fanno necessariamente “saltare” quel mitico rapporto 1:1 supposto dal P.U.! C)in terzo luogo, va considerato che è addirittura decine di volte maggiore la Moneta cartolare creata dal nulla in borsa e fuori dalla borsa con gli strumenti della finanza “creativa” e con la speculazione: quando sale, ad esempio, l’indice di borsa senza che cresca parallelamente la ricchezza “reale” che i titoli dovrebbero rappresentare, non c’è nessuna crescita “reale” ma si registra solo una inflazione speculativa dei cespiti che consente ai loro detentori di acquistare con i medesimi cespiti, inflazionati dalla speculazione, più beni e più lavoro di prima, senza dunque in realtà pagarli davvero! Lo stesso avviene con la grande massa dei derivati speculativi Ford piuttosto che GM o petroliferi, che non vengono emessi dalla Ford piuttosto che dalla GM o dalle imprese petrolifere, ma vengono “creati” dai colossi bancari USA e quindi vicendevolmente comprati e venduti in massima parte tra loro stessi, rinnovando continuamente il meccanismo ad ogni scadenza in un crescendo rossiniano che ha progressivamente portato lo stock di Moneta cartolare costituita dai soli derivati speculativi ad un ammontare oggi stimato tra 16 e 20 volte il PIL-mondo! E’ solo a causa dei derivati speculativi sul petrolio che la sua quotazione è salita sino a $150 al barile per poi scendere rapidamente sino a 30 e risalire poi fino a 60. Si pensi, infatti, che nel 2006 per ogni barile “fisico” di petrolio ben 1250 ne venivano scambiati di virtuali con i derivati speculativi sul petrolio e nel 2008 perfino 100.000! Ed è stato solo a causa dei derivati speculativi sul petrolio ed a quelli sui “subprime” (e non a causa dei subprime, come si è cercato di accreditare per scaricare ogni responsabilità su quei pochi americani che non erano riusciti a pagare una piccola percentuale aggiuntiva dei mutui-casa meno garantiti) che si è generata la crisi che ha rischiato e rischia tutt’ora di travolgere l’intero sistema creditizio-cartolare mondiale. Una crisi assai sospetta sotto ogni profilo, non fosse altro che perché i derivati sui subprime erano stati fino a poco prima acquistati e venduti vicendevolmente dalle grosse banche d’affari collegate alle loro “sorelle” USA consorziate sin dal lontano 1913 nella Federal Reserve stando attenti a bilanciare i “vincenti” con i “perdenti”, mentre la Lehman Bros., con i libri “certificati” il venerdì li ha portati in tribunale il lunedì successivo per un “buco” di, pare, circa $1.000 Mld, dovuto ai derivati “perdenti” presenti nel suo bilancio, derivati che erano nello stesso momento “vincenti” per le altre banche d’affari sue “sorelle”: un fallimento intergruppo, dunque, che si sarebbe agevolmente evitato semplicemente “bilanciando” i “vincenti” con i “perdenti” all’interno del gruppo facente capo alla Federal Riserve. Scelta politica, dunque! Stiamo parlando, in definitiva, di una gigantesca Moneta cartolare che è solo “virtuale”, perchè priva della minima base “reale”, ma con la quale si possono ugualmente comprare imprese, immobili e tutto ciò che si vuole. Una Moneta “virtuale” che, al pari della Moneta creditizia “virtuale” di cui abbiamo già detto, consente perfettamente alla medesima ristretta elite creditizio-finanziaria internazionale che la crea dal nulla e la gestisce di comprare “senza pagare” tutto e tutti nel mondo (al pari di come farebbe più in piccolo qualsiasi falsario di banconote) nel che, oltretutto, è l’essenza del prelievo feudale! 7)Altro che rapporto 1:1 tra la Moneta ed i beni e i servizi che essa compra, dunque! In realtà esistono infatti due circuiti capitalistici ben distinti tra loro: da un lato, il circuito D-M-D di cui abbiamo già detto, nel quale il denaro si trasforma in una quantità maggiore di denaro attraverso la sua previa trasformazione in “merce” per il mercato grazie alla contemporanea applicazione della intelligenza e della fatica umane alla trasformazione fisica della natura, e, dall’altro lato, il circuito squisitamente finanziario, il c.d circolo Denaro-Denaro, cui abbiamo già accennato, nel quale il denaro si trasforma in una quantità maggiore di denaro senza alcun rapporto con la creazione di ricchezza “fisica”, consentendo dunque un corrispondente prelievo feudale praticato ai danni del resto della società civile. Finchè la creazione di nuova Moneta resta confinata al circuito D-D gli unici contraccolpi sul circolo D-M-D si limitano alla redistribuzione regressiva del Reddito. Quando invece la nuova Moneta finanzia “allo scoperto” una qualsiasi nuova Domanda, i suoi effetti sul circolo D-M-D sono diretti e ingentissimi, poiché rende profittevole Investire ed Occupare di più per produrre l’Offerta aggiuntiva che la soddisfa, consentendo perfino di colmare il famoso “gap” di sottoconsumo di inizio-ciclo di cui stiamo parlando (pari, come già visto, al 16% del PIL) e di “chiudere” in definitiva il circolo D-M-D! Che poi si tratti di armamenti piuttosto che di spese faraoniche delle elite creditizio-finanziaria e dei loro alleati di classe finanziati “allo scoperto” con crediti “facili” e con l’inflazione speculativa dei cespiti mobiliari (e immobiliari), anziché di Consumi popolari pubblici e privati finanziati con il “collocamento elettronico” del debito pubblico (oggi circa il 90-95%), nulla cambia dal punto di vista tecnico-funzionale poiché “funziona” comunque. Ciò che cambia, e anche di molto, è invece il tasso di eticità sociale del sistema distributivo e il tasso di democraticità del sistema politico. SINTESI Il capitalismo, come tutti i modi di produzione mercantili, nasce (e poi vive e prospera) grazie alla preesistenza di una Domanda a lui “esterna”, vuoi perché proveniente dal suo esterno geografico, vuoi perchè proveniente da soggetti organizzati in modo non capitalistico pur viventi al suo stesso interno geografico. Questa Domanda “esterna”, in prima battuta, rende profittevole Investire ed Occupare mano d’opera per produrre l’Offerta che la soddisfa, ma, in seconda battuta, provoca pure lo sviluppo di ulteriori rapporti capitalistici, quelli diretti alla produzione dell’Offerta che soddisfa la Domanda che si rivolgono vicendevolmente i soggetti che si sono staccati dai precedenti rapporti precapitalistici e si sono organizzati nella produzione capitalistica dell’Offerta diretta all’esterno. Una distinzione fondamentale che tuttavia solo l’occhio della mente può cogliere. Orbene, noi sappiamo anche altre due cose importantissime, ovvero: a)che oggi questa Domanda “esterna” è pari a circa il 16% del totale e quella “interna” è pari all’84% restante; b)che sempre meno nel tempo (e ormai quasi per nulla) si tratta di una Domanda “esterna” in senso geografico, ovvero di un saldo attivo dell’Export-Import, bensì … di una Domanda che è “esterna” solo in senso logico-funzionale, in quanto finanziata “allo scoperto” con una Moneta creditizio-cartolare che è priva di qualsiasi contropartita “reale”, vuoi perché creata dal nulla con il moltiplicatore dei depositi bancari o con gli strumenti della “finanza creativa”, vuoi gonfiando speculativamente l’indice di borsa, vuoi con il “collocamento elettronico” presso le banche di quantità gigantesche di un debito pubblico che, essendo scambiato con Moneta creditizia virtuale, è pertanto solo virtuale anch’esso (in Italia, oggi, circa il 90-95% del totale) e, finchè avviene presso banche pubbliche (com’era prima della loro privatizzazione a prezzi sottomultipli dei soli bot ivi collocati), venendo a coincidere la figura del debitore (lo stato) con quella del creditore (le banche statali), costituisce per giunta una semplice “partita di giro”. Con la c.d. “finanza allegra”, dunque! Una “finanza allegra” mista di pubblico e privato. Non quella che si insegna e studia, quella fatta dallo Stato quando spende carta-moneta priva di copertura (che, oltretutto, funziona benissimo anch’essa). E’ questo, dunque, il segreto dei segreti, un segreto da difendere ad ogni (altrui) costo! Una volta svelato, infatti, non è più possibile sostenere la necessità “tecnica” di contrarre retribuzioni e welfare e di privilegiare i detentori di Capitali, e la questione principale diventa il controllo democratico o non democratico del tipo di Domanda “esterna” da finanziare “allo scoperto” per “chiudere/espandere” il circolo D-M-D. Ecco pertanto qual’è la oggettiva funzione svolta dal Pensiero pseudoliberista “totalmente falso” di cui parlavano Roosvelt e Halifax (il c.d. Pensiero Unico in economia): impedire ogni consapevolezza per bloccare alla radice ogni rivendicazione politico-sociale dell’intero mondo del lavoro (inclusivo delle maestranze e delle imprese medio-piccole) e lasciare che queste scelte vengano prese al di fuori di ogni controllo democratico dalla ristretta elite (tecnicamente, “feudale”) che crea e manovra la Moneta creditizio-cartolare “allo scoperto” con cui, come abbiamo visto, compra “senza pagare” tutto e tutti nel mondo, controlla e ricatta i vari governi e determina: 1)la distribuzione sociale del Reddito, in funzione della quantità di Consumi popolari pubblici e privati o di Consumi di lusso dei ceti possidenti e/o parassitari così finanziati ed in funzione del tasso di inflazione non rilevata ufficialmente: negli ultimi 10 anni, in Italia, ad esempio, circa il 3% annuo, dimezzando così surrettiziamente e con la copertura omertosa di scienza, media e politici sia le retribuzioni che il welfare “reali”; 2)il tasso e l’allocazione geografica dello sviluppo come della recessione, semplicemente chiudendo o non chiudendo di più o di meno il “gap” con la propria (e non statale) Moneta virtuale! Sono infatti Moneta a ogni effetto sia la Moneta creditizia, inclusa quella creata allo scoperto e non più nullificata, sia la Moneta cartolare, inclusa la “bolla” speculativa di borsa, sia tutti i bot collocati elettronicamente. Ed allora sia finalmente statale ogni forma di Moneta! www.circolodegliscipioni.org
  • 9804
  • Last modified on Friday, 02 May 2014 16:58